LA PLAYLIST DI FEDERICA FRACASSI
Premetto che sono un’ascoltatrice onnivora, ma, in ambito classico, poco preparata. Ringrazio quindi la Società del Quartetto per avermi coinvolta in questi consigli musicali, dandomi immeritata fiducia. Mi butto sul mio intuito. Se potrò fare un po’ di bene, suggerire un po’ di bellezza in giorni così difficili, sarà stato per me più che qualcosa.
Scelgo questi brani, non perché siano i miei preferiti in assoluto, ma basandomi, come questo tempo mi pare richiedere, su un’attenzione profonda al presente, a ciò che sento e che mi orienta secondo dopo secondo, senza risposte o disegni troppo in là nei giorni.
Ci sono soprattutto in me sensazioni come il dolore, la perdita, la necessità interiore di celebrare con una preghiera tutte le persone che muoiono da sole oggi, che mi hanno spinto a scegliere un addio intimo come Funeral Blues di B.Britten su testi di W. H. Auden o il Requiem di Verdi, legato anche al pensiero di un lutto cittadino, universale: Bergamo, Brescia, Cremona, Milano, mondo.
Sono stata guidata per Britten da un recente ascolto a Radio3 Suite dei Cabaret Songs e per Verdi ho scelto questa versione perché unisce la maestria dei Berliner Philharmoker all’energia vitale e rock che sempre mi comunica Teodor Currentzis. In questi casi mi affascina non solo il suono ma anche il gesto musicale del direttore e degli interpreti, che per me, attrice della scena, è sempre un elemento imprescindibile. Per lo stesso motivo avrei voluto consigliarvi la Passione secondo Matteo di Bach diretta da Sir Simon Rattle e ritualizzata da Peter Sellars, ma è possibile trovare solo alcune clips tra cui questa che allego come “bonus track”.
Benjamin Britten, Cabaret songs, Funeral Blues,
Words W.H.Auden
Della Jones, mezzo soprano
Steuart Bedford, piano
Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message ‘He is Dead’.
Put crepe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last forever: I was wrong.The stars are not wanted now; put out every one,
Pack up the moon and dismantle the sun,
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.
Giuseppe Verdi, Requiem
Teodor Currentzis, direttore
Berlin Philharmonic Orchestra
musicAeterna, coro
Altre tracks sono invece frutto di amicizia e stima per musicisti, direttori e compositori con i quali ho collaborato o che ho ammirato più volte da entusiasta spettatrice. Il Quartetto d’archi di Šostakovič è uscito dal confronto con l’amico regista e compositore Andrea Liberovici, di cui ho poi inserito un brano che ha pensato per Martha Argerich et Ivry Gitlis.
Šostakovič, String Quartet n. 15
Borodin String Quartet
Andrea Liberovici, Mavrya, pour violon et piano en hommage à d’après diverses improvisations d’Ivry Gitlis
Lucia Hall, violon
Thomas Alegre, piano
Il quinto suggerimento riguarda l’Ensemble Sentieri Selvaggi e il suo direttore Carlo Boccadoro. Ho dato la voce a molte loro avventure e li ammiro per come sanno unire abilità, preparazione, gesto artistico a una grande capacità di divulgazione per la musica contemporanea. Qui una grande interpretazione di Steve Reich.
Steve Reich, Double Sextet
Carlo Boccadoro, direttore
Ensemble Sentieri Selvaggi
Il sesto brano di Respighi è diretto magistralmente da Sascha Goetzel ed eseguito dalla Borusan Istanbul Orchestra. Ho conosciuto Sascha tre anni fa e sono sempre colpita dall’energia contagiosa delle sue conduzioni.
Respighi, Belkis, Regina di Saba
Sascha Goetzel, direttore
Borusan Istanbul Philharmonic
Anche l’ultimo suggerimento suonato al pianoforte da Benjamin Clementine in una biblioteca deserta di Parigi mi riporta a questi giorni e al profondo effetto che mi ha sempre fatto questo artista che ha cominciato la sua carriera nei sotterranei del metro. Forse non classico, ma per me di grande selvaggia ispirazione.
Benjamine Clementine, Condolence
I swear, you’ve seen me
You’ve seen me here before
And so don’t tell it, don’t tell it otherwise
This voice, this particular voice
Yes you’ve heard it before, before
And so don’t you dare tell it, don’t you dare tell it otherwise
No wonder, why the road seems so long
‘Cause I had done it all before
And I won
You felt this feeling, tell me don’t be ashamed
You felt it before, before
And so don’t tell me
Don’t tell me otherwise
I almost forgot, foolish me I almost forgot
Where I am from we see the rain before the rain even starts to rain
No wonder why you’ve been buggering me
This walk is a previous journey
And I won
Before I was born there was a storm
Before that storm there was fire
Burning everywhere
And everything became nothing again
And then out of nothing
Out of absolutely nothing I Benjamin, I was born
So that when I become someone one day
I will always remember that I came from nothing
No wonder, why you’ve been buggering me
This walk, it’s a previous journey
And no wonder why the road seem so long
‘Cause I had done it all before
And I won
Am sending my condolence
Am sending my condolence to fear
Am sending my condolence
Am sending my condolence to insecurities
You should know by now
You should know by now
That I just don’t care
For what you might say
Might bring someone downhill
Am sending my condolence
To fear
Am sending my condolence
To insecurities
Buon ascolto e ancora grazie
A questo link puoi vedere la playlist/”>Playlist di Simone Rubino