Durante questo periodo di emergenza è importante sentirsi parte di una comunità, di una famiglia, pur rimanendo a casa.
Abbiamo chiesto a voi pubblico, soci e appassionati, di raccontarci il momento più emozionante che ricordate legato alla nostra Società, la nostra casa musicale dal 1864. È trascorso il “secolo breve” con le sue guerre e i suoi disastri e il Quartetto si è sempre rialzato, grazie al prezioso supporto di voi tutti che, di generazione in generazione, non l’avete mai abbandonato.
Al nostro indirizzo info@quartettomilano.it sono arrivati i vostri racconti e le vostre esperienze. Abbiamo deciso di condividerne con voi alcune.
Un evento che ha segnato la memoria di molti vede protagonista un giovane Maurizio Pollini che legge sul palco una dichiarazione contro l’intervento americano in Vietnam. Di sicuro è stato così per Luigi Giovanni Battista Crosti:
«Sono nato nel 1955. Andavo al Quartetto ai tempi del liceo. Allora noi ragazzi ci sedevamo sul palco perché erano i biglietti meno cari. Era una gara per chi riusciva a prendere il posto più vicino all’artista. Qualche volta mi è capitato di ascoltare e vedere il concerto da meno di due metri. Per me era una serata speciale. Mi immergevo nella magia della musica e incontravo i miei amici con i quali facevamo dotte disquisizioni sul futuro del mondo. Erano gli anni del terrorismo e dell’impegno politico. Non mancava il piacere di accompagnare a casa qualche ragazza.
Ricordo quando a Pollini fu impedito di suonare perché lesse una dichiarazione contro i bombardamenti americani in Vietnam. Io ero con lui e rimasi fino a tardi quando cominciò a suonare per i pochi rimasti. I carabinieri lo interruppero e ci mandarono tutti a casa. La serata fu oggetto di discussione tra di noi per molto tempo.
Il Quartetto è la mia casa, entro ed esco senza timore dell’incognito. Vedo tanti amici. Scopro sempre il bello».
Di quella serata storica si ricorda anche un altro socio, Sandro Aglio:
«Caro Quartetto, la prima volta che ci siamo incontrati ero tra i giovani studenti seduto sulle panche del coro dietro gli esecutori. Allora i posti non erano numerati, i postulanti si mettevano in lista su un librone scritto a mano e si veniva chiamati per una proposta di abbonamento solo in casi eccezionali. Altri tempi.
Ho un caro ricordo: quando un giovanissimo Pollini salito sul palco iniziò a leggere una dichiarazione contro l’intervento americano in Vietnam. Venne immediatamente zittito, uscì dalla porta e giurò di non suonare più in sala Verdi. A parte questo episodio ricordo tanti concerti splendidi di livello mondiale».
Se volete anche voi condividere le vostre testimonianze scriveteci all’indirizzo info@quartettomilano.it