20 anni di Cremona
Sono legati alla Società del Quartetto di Milano sin dai loro esordi. Adesso festeggiano i primi 20 anni di carriera con un nuovo disco intitolato “Italian postcards” in uscita oggi. Stiamo parlando dei quattro musicisti del Quartetto di Cremona che torneranno sul nostro palcoscenico il prossimo febbraio per eseguire in prima assoluta l’inedito Quartetto n.6 di Fabio Vacchi, nuova commissione della Società del Quartetto. Abbiamo incontrato Simone Gramaglia, viola del Quartetto di Cremona per farci raccontare questo importante anniversario.
Festeggiate i vostri primi 20 anni insieme. Qual è il bilancio?
Il bilancio di questi vent’anni non può che essere positivo. Volendo mutuare un termine dal gergo economico direi che è certamente in attivo. Adesso guardiamo ai prossimi vent’anni con una certa fiducia, nonostante i tempi non facili.
Il momento più bello che ricorda legato al vostro sodalizio artistico?
Diversi sono stati i momenti intensi e indimenticabili vissuti artisticamente in questi vent’anni. Uno dei più toccanti è quello legato all’ultimo concerto dei Quartetti di Beethoven suonato per la Società del Quartetto. Ricordo ancora la sala piena, il silenzio, la sensazione di concludere un percorso che certamente aveva cambiato e migliorato la nostra visione artistica.
Com’è la vita da musicista e soprattutto da ensemble ai tempi del Covid?
Se si esclude la dimensione concertistica che nella prima fase del lockdown si è azzerata, poco è cambiato per noi. Continuiamo a studiare e a provare quasi come se nulla fosse successo. Questo è il grande miracolo della musica, si riesce a sopravvivere alle difficoltà avendo il privilegio, mentre si è immersi in essa, di potersene dimenticare.
Avete appena lanciato un nuovo progetto, “Italian postcards”, di cosa si tratta?
Questo disco nasce da un’idea della nostra general manager, Vittoria Fontana. Ricordo che stavamo pensando e discutendo su quale sarebbe dovuto essere il prossimo progetto discografico senza riuscire a metterci d’accordo. La proposta di Vittoria, di far seguito al nostro primo disco “Italian Journey”, con una registrazione che portasse questa volta una visione dell’Italia da parte dei compositori esteri, ci ha entusiasmati subito. Abbiamo perciò deciso di raccontarla attraverso tre miniature, una delle quali commissionata appositamente, e un brano più corposo, a cui si sono aggiunti due meravigliosi strumentisti, Ori Kam violista del Jerusalem Quartet ed Eckart Runge, cellista del Quartetto Artemis. È nato così “Italian Postcards” che esce proprio oggi.
Cosa pensa dei concerti in streaming?
I concerti in streaming sono certamente una risorsa, soprattutto in questo periodo. Sappiamo tutti che non possono e non potranno mai sostituire un concerto dal vivo ma certamente sono e rappresentano una dimensione che sempre di più potrà far parte anche della musica classica. Pensiamo anche solo a tutte quelle persone che, grazie a questo sistema, possono ascoltare un concerto non potendosi muovere da casa o che magari sono bloccate in ospedale o che hanno altre ragioni che impediscono loro di essere presenti in una sala da concerto. Inoltre lo streaming può essere un modo per raggiungere più facilmente i giovani e magari incuriosirli a venire ad ascoltare un concerto dal vivo.
Cosa ha rappresentato la Società del Quartetto nel vostro percorso?
La Società del Quartetto ha rappresentato per noi un grande punto di partenza, un importante momento di arrivo e una ulteriore ripartenza. Ogni volta che torniamo a suonare a Milano per noi è un po’ come sentirci di nuovo a casa. Non vediamo l’ora di esibirci nuovamente sul palcoscenico della Sala Verdi per interpretare in prima assoluta il Quartetto n. 6 di Fabio Vacchi!