Pietro De Maria: «Ho la 111 nel cuore »
Pietro De Maria suonerà l’11 luglio a Villa Necchi Campiglio per “Beethoven Mania”, il ciclo interrotto a causa della pandemia che prevede l’esecuzione integrale delle Sonate di Beethoven.
Maestro De Maria, quanto le è mancato il pubblico in sala?
Moltissimo! Sono convinto che il contatto con il pubblico sia fondamentale, è la componente attiva del concerto e proprio grazie al pubblico l’interprete riesce ad andare oltre se stesso e a dare quel qualcosa in più che davanti ai microfoni è difficile ottenere.
Come ha vissuto la pandemia?
Io ho la fortuna di vivere in una casa grande con giardino, è stato bello stare di più in famiglia. Mi sono impegnato a pubblicare ogni giorno sulla mia pagina Facebook o sul mio sito un video amatoriale per allietare coloro che da ascoltatori si sentivano privati dell’esperienza del concerto. Ho anche ripreso a studiare il secondo libro del Clavicembalo ben temperato di Bach, musica a cui si torna sempre volentieri, che fa bene all’animo, al cervello e alle dita.
E di Beethoven cosa mi dice? C’è una Sonata che ama in particolar modo?
Amo particolarmente la Sonata 111, la porto dentro da quasi 40 anni, sono sonate che crescono insieme a noi e ogni volta ci scopriamo qualcosa di nuovo. La suonai al mio diploma e sono molto contento di finire con questa Sonata il ciclo dedicato a Beethoven, un gigante ancora contemporaneo, in questo mondo pieno di controversie e dove prevalgono gli interessi economici. Lui è una voce di libertà, di umanità, parla dei valori più autentici privi di ogni condizionamento sociale, è una voce che rompe le frontiere. Nelle sue composizioni c’è sempre questa lotta fra elementi contrastanti che alla fine si risolve positivamente, c’è sempre una luce di speranza nella sua musica, una fede incrollabile nell’intelletto dell’uomo per affrontare le difficoltà.