Le hanno volute chiamare “Sciùscia fest”. Le quattro serate della festa della musica in ateneo proposte ai Benedettini da martedì 21 a venerdì 24giugno, in apertura della rassegna “Porte aperte UniCT 2016”, hanno un titolo indiscutibilmente originale. Ma non si tratta di un riferimento al celeberrimo film di De Sica. Attenti perciò a non leggerlo in romanesco (sciuscià), ma nel sicilianissimo sciùscia: per sentire “il vento che tira in Sicilia”, quello che soffia nella musica indipendente della regione.
Mercati Generali e Associazione Musicale Etnea, in collaborazione con Radio Zammù e Radio Lab, si sono messe insieme per produrre, nel magnifico scenario del Monastero dei Benedettini, una kermesse che vedrà sul palco ben dieci artisti o gruppi, rappresentativi di una miscela ben difficile da etichettare, tanto essa mescola influenze che vanno dal folk e dalla canzone d’autore al rock più spinto e che hanno forse un solo comune denominatore: la voglia di rifarsi alla tradizione innovando.
Così, martedì 21 Giugno, Catania chiamerà Palermo ospitando per la prima volta in città Alessio Bondì, cantautore classe ’88, rivelazione con “Sfardo”, segnalato tra i migliori dischi “indie” di quest’anno. Nel suo mondo musicale vivono atmosfere d’infanzia, profonde e dolci, poetiche e surreali, dipinte da un blues primordiale e da un folk intimo. Canta in siciliano, ma pensa in americano: qualcuno l’ha definito una via di mezzo tra Rosa Balistreri e Jeff Buckley. Prima di lui salirà sul palco “Alì”, classe 1978, nato a Catania e cresciuto a Siracusa, che si è fatto notare col primo CD, “La rivoluzione nel monolocale”, parlando della generazione per eccellenza precaria. Il suo secondo disco Facciamo niente insieme è venuto fuori l’anno scorso con il prezioso supporto tecnico di Toni Carbone. accanto ad Alì, a fare gli onori di casa, ci sarà pure Fabio Abate, scoperto – si sa – dalla cantantessa e poi, almeno in parte, prestato al cinema.
Mercoledì 22 sarà il turno della band tutta catanese I Percussonici che farà da apripista a un ospite fuori dal comune: Sainkho Namtchylak; una voce che si trasforma con semplicità da soprano cristallino a baritono sontuoso, nata in un villaggio della repubblica ex sovietica di Tuva, nella Siberia meridionale vicino al confine con la Mongolia, e giunta a celebrità internazionale con un album di canzoni dal titolo “Out of Tuva”. Il suo ultimo e già premiatissimo disco Like a bird or spirit, not a face è la realizzazione del grande desiderio di Sainkho di incontrare e lavorare con musicisti nordafricani. La formazione che l’accompagna dimostra la sua volontà di muoversi liberamente tra le culture e gli stili: chitarre, strumenti auto-costruiti, percussioni africane, sampling e loops.
La serata forse più imbevuta di tradizione sarà quella (giovedì 23) che mette insieme I Lautari e Rita Botto. Da un lato la band coinvolta da oltre vent’anni in un progetto di ricerca e rielaborazione di canti siciliani che ha portato alla composizione di canzoni inedite fino alla produzione di C’era cu c’era , candidato alle targhe Tenco. Dall’altro Rita Botto, duttilissima interprete del repertorio di Rosa Balistreri, che anche lei, come Rosa, è un classico esempio di chi, almeno agli inizi, non fu profeta in patria. Non per caso Rita Botto è emersa in quel di Bologna (dove continua a insegnare), passando dal repertorio della musica leggera italiana a quella brasiliana e poi ai registri afroamericani del blues e del jazz.
La quarta e ultima serata (venerdì 24) vedrà sul palco Cesare Basile con Simona Norato e Massimo Ferrarotto. A quasi due anni di distanza dal precedente album, Basile è tornato con una nuova potente raccolta di storie e canzoni, “Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più” con la quale ha vinto la prestigiosa “Targa Tenco”. Eccolo che torna a pescare in quel mare oscuro e crudele fatto di storie marginali, di uomini vinti ma vivi, di perdenti senza appartenenza, dove arte e impegno si mischiano tra loro scolpendo la poetica drammaticamente nuda e cruda di un musicista che prosegue il proprio viaggio sostenuto da una lucidità visionaria che non ha uguali.
Insomma, il vento di “Sciùscia fest” promette di tirare forte ai Benedettini. E per chi si chiede dove va la musica indipendente siciliana sarà un’occasione da non perdere.
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